Era il dicembre 1987… Riflessione sulla tecnologia della durata di 30 anni

Era il dicembre 1987 e io bambino passavo con la macchina nel viale davanti alla stazione di Bologna per tornare a casa.

La macchina era ferma in una interminabile coda, identica a quella che c’è tuttora nel 2017, nello stesso punto del viale davanti alla stazione.

E sulla rivista c’era la pubblicità di un oggetto nuovo, rivoluzionario. Si trattava di un piccolo registratore – credo della Philips – che poteva registrare audio fino a 30 secondi. Poi lo riproduceva. Una sola registrazione da farsi, e poi da riascoltare 1000 volte.

Tempo dopo lo comprammo e lo usammo per settimane con grandi soddisfazioni.

 

Ho pubblicato qualche giorno fa questa storiella – peraltro vera – nel mio profilo Facebook e ha avuto un successone.

Io stesso non me ne capacitavo, poi ho riflettuto un attimo e ne ho capito il (piccolo) valore:

  • Innanzitutto il ricordo dell’infanzia di allora, di me piccolino che leggevo una rivista anche quando ero in macchina, infischiandomene di quanto succedesse nel mondo intorno a me. Come chiunque di noi oggi fa quando si perde nello smartphone. O in una rivista.
  • E dopo 30 anni, nulla è cambiato: allora si potevano passare ore usando il registratore da 30 secondi. O giocando con il Nintendo NES. O davanti alla televisione guardando Holly & Benji. Oggi c’è un cellulare intelligente in più a tenerci compagnia.
  • A proposito di cellulari: nel 1987 difficilmente avrei potuto scattare una foto dalla mia auto, nel 2017 ho potuto farlo col mio telefono e questa è stata peraltro la molla per scrivere questa storiella, qualche giorno dopo mentre mi riposavo a casa e passavo in rassegna gli ultimi scatti fatti.
  • Buffo pensare che, 30 anni dopo quel momento apparentemente insignificante, mi sarei ritrovato nuovamente imbottigliato in quello stesso tratto di viali. In tasca una tecnologia impensabile solo 10 anni prima, in strada la stessa interminabile fila. E in fondo è questa la realtà in cui viviamo: comprare l’iPhone X e sapere che milioni di persone soffrono la fame.
  • Infine il senso di questa storia sta forse proprio nell’unire i puntini, come ci ha insegnato Steve Jobs nel suo famoso discorso di Stanford. “Non è possibile unire i puntini guardando avanti: potete solo unirli guardandovi all’indietro.” Perché quel buffo ricordo mi è rimasto impresso nella memoria? All’epoca mio babbo mi avrebbe forse redarguito perché ero perso in una rivista e non guardavo il mondo circostante. 30 anni dopo gli potrei rispondere che in quel momento stavo solo preparando un articolo per il mio futuro blog.

Curiosità finale: la macchina sulla quale viaggiavo nel 1987 era una Fiat Ritmo blu.

Fiat Ritmo

Voglio rassicurare i più giovani: ci sembrava brutta anche allora!

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