Le 3 regole per un uso intelligente di Whatsapp

“Ma a me nessuno ha mai detto che Whatsapp fa male!”

Come in molte cose non è tanto l’uso che provoca il danno, bensì l’abuso. Anche l’acqua fa bene, ma credo che se adesso ne bevi 9 litri in un’ora potresti anche iniziare a sentirti male.

Nel 2000 ho iniziato a spedire i mitici SMS, altrimenti noti come messaggini, e costavano 250 lire l’uno, in seguito trasformatisi in 15 centesimi o robe simili con l’avvento dell’euro. Un discreto salasso all’epoca, anche perché gli SMS erano decisamente spassosi e uno tirava l’altro, come appunto le ciliegie.

Limite di 160 caratteri per SMS, un vincolo dovuto alla tecnologia dell’epoca. Uno sprone alla capacità di sintesi del mittente.

Poi dal 2010 circa ecco apparire la nuova frontiera della messaggistica, ovvero Whatsapp. Grazie a tariffe sempre più convenienti, sparisce ogni limite di spazio e di costo: con Whatsapp è possibile scambiarsi anche 1.000 messaggi in un giorno senza pagare un centesimo!

Libertà, libertà massima ed economicità!

C’è bisogno che qui io descriva l’uso che fa quasi ogni persona di Whatsapp? Le miriadi di messaggi che arrivano ogni giorno?

chat smartphone

E anche qui mi tocca fare ammenda, come ho fatto settimane fa sull’uso dello smartphone in generale (leggi l’articolo). Perché negli anni dal 2014 al 2017 anche io ho abusato di Whatsapp, spedendo tonnellate di messaggi a parenti e amici. Ed ero in buona compagnia.

L’Osservatorio Nazionale Adolescenza ha effettuato nel 2017 un’indagine su un campione di oltre 8000 adolescenti fra gli 11 e i 19 anni: 6 ragazzi su 10 dichiarano di non potere fare a meno di Whatsapp, utilizzato dal 99% di loro. Il 70% chatta in maniera compulsiva. Risulta emblematico il fenomeno del vamping, ovvero il rimanere svegli fino all’alba a chattare e giocare con i propri amici. Afferma di esserne coinvolto il 60% dei ragazzi.

Preoccupante anche la tendenza – descritta nel rapporto – di tenere il telefono a portata di mano giorno e notte, svegliandosi in ore notturne per controllare le ultime notifiche.

Ah, questi giovani d’oggi! Meno male che ci sono gli adulti a dare il buon esempio!

Ecco qui naturalmente sto scherzando, perché mi basta osservare la realtà delle persone intorno a me per capire che il problema non si esaurisce al compimento dei vent’anni, anzi…

cellulari al lavoro

Precisazione: sto dicendo che usare Whatsapp sia sbagliato? Che non possa capitare di passare una simpatica ora a messaggiare con qualcuno? Per carità, parliamo di uno strumento divertentissimo, talvolta. Voglio dire, anche gli alcolici fanno male, ma non c’è nulla di male se una volta all’anno si beve più del dovuto…

Arriviamo però ad affermare che Whatsapp è il più clamoroso strumento atto a provocare il cosiddetto fenomeno del “time displacement, ovvero è capace di rubare tempo ad altre attività a cui in precedenza dedicavamo le nostre ore. Dal guardare la televisione all’interazione faccia a faccia. E persino telefonare.

Moltissimi, specie fra i più giovani, preferiscono la chat alla telefonata perché troppo coinvolgente quest’ultima dal punto di vista emotivo, nonché più difficile da gestire.

Ma il peggio accade quando si inizia una conversazione in tempo reale che duri più di qualche minuto. Come inebetiti si rimane ad attendere la risposta del nostro interlocutore. Nel frattempo si abbozzano attività, ma l’attenzione è concentrata su quel “sta scrivendo…”. Terribile.

sta scrivendo su Whatsapp

Torno al discorso iniziale, quindi: non è tanto l’uso di uno strumento a causare danni, ma il suo abuso.

E l’abuso nasce spesso – paradossalmente – dal voler utilizzare Whatsapp come riempitempo, come cosa da fare quando non si sa cosa fare, o quando si vogliono evitare attività che dovremmo fare ma che non abbiamo voglia di fare.

Con tutti i danni possibili legati alla solita dopamina, che ci spinge ad aspettare la nuova notifica per ricevere una piccola gratificazione immediata (vedi link per approfondimento). Una piccola droga.

ragazza al cellulare

Ad ognuno il suo: nulla vieta di continuare a usare Whatsapp come abbiamo fatto in questi anni. A me pare invece che sia doveroso darsi una regolata, imporsi norme di buon senso nell’uso di questa app:

1) usare Whatsapp soprattutto per scambiarsi informazioni utili o per organizzare la vita privata e lavorativa

2) preferire una conversazione telefonica a un lungo scambio di messaggi su Whatsapp

3) un galateo social (tutto da inventare) suggerirebbe di non usare Whatsapp dalle 21 della sera alle 9 del mattino, salvo per comunicare importanti informazioni

Tutto questo con un duplice scopo:

limitare l’uso dello smartphone, il cui abuso provoca gravi problemi di attenzione, concentrazione, sonno, e mille altri

riappropriarsi del proprio tempo, impiegando la propria giornata in attività più gratificanti della visione di una notifica

beach volley

Nessuno di noi ha imparato, quando era piccolo, a usare questi strumenti.

E’ giunto il momento di costruire – insieme – le regole di buona educazione nell’uso di Whatsapp.

A ciascuno l’ebrezza di trovare la sua misura. Di definire limiti anche quando i limiti non ci sono.

Nell’epoca di internet, vincerà chi si disconnetterà

dipendenza, smartphone, soluzioni, whatsapp

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